Se riceviamo una cartella fiscale in azienda cosa dobbiamo fare.
La cartella fiscale, conosciuta anche come cartella esattoriale o cartella di pagamento, è uno strumento di riscossione dei tributi vantati da Pubblica Amministrazione, INPS, Comuni e Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti. L’Agenzia delle Entrate si avvale della collaborazione del gruppo Equitalia, agente di riscossione che provvede al recupero dei crediti.
La procedura di riscossione
Le cartelle fiscali contengono la descrizione dei tributi dovuti, i termini di pagamento e la scadenza, il responsabile del procedimento e le modalità di rateizzazione. L’ente impositore iscrive a ruolo le somme dovute dai debitori, cioè definisce un elenco che invia ad Equitalia.
Quest’ultima predispone le cartelle fiscali, le invia al contribuente o all’azienda imputata, si occupa della riscossione e del versamento agli enti impositori, oppure procede con l’esecuzione forzata.
Le somme dovute devono essere versate entro 60 giorni e, in caso di mancato pagamento, devono essere versati gli interessi di mora e le spese occorrenti. L’agente per la riscossione procederà successivamente con la riscossione coattiva sui beni del contribuente, con il fermo amministrativo o il pignoramento dei beni.
Si sceglie la notifica mediante deposito alla casa comunale o affissione in busta chiusa presso l’ufficio o l’azienda, in caso di assenza del destinatario.
Cartelle pazze: cosa fare?
Quando arriva una cartella esattoriale in azienda o a casa la prima cosa da fare è verificare di aver pagato il tributo. E’ necessario cercare il documento fiscale che attesti l’avvenuto pagamento nei termini di legge.
Equitalia invia cartelle pazze anche quando il pagamento è stato onorato o quando è andato in prescrizione.
In questi casi, al contribuente è attribuito l’onore della prova, per cui deve notificare ad Equitalia una dichiarazione di avvenuto pagamento, accompagnata da ricevuta. E’ possibile procedere on line mediante compilazione del modello pubblicato sul sito di Equitalia, utilizzabile anche in caso di dichiarazione della prescrizione del tributo.
La suddetta richiesta di sospensione può essere presentata anche presso gli sportelli Equitalia presenti sul territorio entro 90 giorni dalla ricezione della cartella, accompagnata dalla ricevuta di pagamento, da un documento di riconoscimento valido o dalla sentenza di sgravio.
Cosa succede dopo l’estinzione della società
Avvisi di accertamento e cartelle esattoriali di Equitalia potranno arrivare anche quando l’azienda è stata chiusa. Nel pacchetto delle semplificazioni del Governo è stato previsto che per cinque anni, dopo l’estinzione, è possibile recapitare cartelle fiscali con onere della prova a carico dei soci e del liquidatore. Se la normativa va in porto, la situazione odierna verrà ribaltata.
Oggi le società sono considerate chiuse dopo l’estinzione e soci e liquidatori rispondono per i debiti con il capitale di liquidazione.
Ad esempio nel caso dell’Ires, è il fisco a dover provare la responsabilità del liquidatore che ha distribuito ai soci i beni, prima di onorare i debiti tributari.
Con la riforma, la delega di oneri e prove ricadrebbe su soci e liquidatori. Per rendere più chiare le procedure e fornire un servizio informativo senza il ricorso al professionista, Equitalia ha aperto lo Sportello Amico Imprese, con funzioni di assistenza fiscale gratuita per PMI, artigiani, imprenditori, commercianti e in generale per chi possiede la partita IVA.
Ricorso contro le cartelle fiscali
La nullità delle cartelle esattoriali è l’unica arma per evitare il pagamento ingiusto o viziato. Si può presentare ricorso in autotutela per richiedere la nullità della cartella o per una richiesta di sgravio, per anatocismo cioè in caso di errato calcolo degli interessi o indicazione poco chiara.
Le sentenze contro Equitalia sono note anche per vizi di notifica nel caso di compilazione incompleta, di indicazione errata del destinatario, di deposito presso la Casa Comunale senza accertamento sul luogo di lavoro. Il ricorrente spesso ha vinto evitando il pignoramento del proprio conto corrente per la riscossione coattiva.
Al fine di contestare una cartella esattoriale errata è necessario fare ricorso al giudice competente per territorio, indicando i motivi del ricorso, l’infondatezza della richiesta di pagamento o i vizi della notifica. Per risalire con certezza all’ammontare del presunto debito, bisognerebbe recarsi allo sportello Equitalia per richiedere un estratto della propria posizione debitoria pendente.