Start up e Hi-tech: gli investimenti 2016 della nuova finaziaria
Start up e Hi-tech: un settore in forte sviluppo
Quando si parla di alta tecnologia, le start up in Italia non sono da meno rispetto alla concorrenza mondiale. L’Hi-tech è infatti un settore in pieno sviluppo nella nostra penisola, che riesce a stare al passo con le realtà di tutto il mondo grazie anche e soprattutto agli investimenti che sono stati effettuati in questo particolare settore sia da parte delle istituzioni che da parte di aziende, incubatori eccetera.
Il 2016 si è aperto con idee ben chiare su quali possano essere le tendenze dell’Hi-tech e le start up sono già pronte a muoversi in questa direzione, che verte soprattutto sulla conferma delle presenze digitali e del data science. Tuttavia, per promuovere la nascita di nuove start up realtà e per far crescere e sviluppare quelle già esistenti per portarle al livello successivo di impresa vera e propria, sono necessari fondi, investimenti e finanziamenti.
Come avvengono gli investimenti per sostenere le start up?
La nascita, la crescita e il consolidamento di una start up prevedono una continua necessità di capitali che vanno dai ‘seed’, ossia i semi, i primi investimenti che permettono la nascita dell’impresa, ai round, ossia gli investimenti successivi che permettono il consolidamento, la crescita e il decollo della start up, nonché la trasformazione ad impresa indipendente o alla vendita della stessa.
Per questo motivo la vita di una start up, dal punto di vista dei finanziamenti, può essere suddiviso in tre fasi principali, l’avvio, il consolidamento e la exit.
Durante la prima fase, gli investimenti alla nascente impresa vengono forniti solitamente dai Venture Incubators, che offrono spazi fisici in cui poter lavorare e tutor che seguono i fondatori nella nascita della start up. Un altro modo di ricevere finanziamenti è quello di affidarsi ad un Business Angel, ossia un imprenditore che investe nella start up perché interessato al progetto che segue costantemente per vederne la maturazione.
Ancora, i finanziamenti iniziali possono essere offerti dai Club Deals (società di investitori) o dai Family Offices (che a differenza delle altre figure offrono finanziamenti senza seguire da vicino lo sviluppo del progetto).
A seconda dei differenti casi, la prima parte di un finanziamento ad una start up si aggira tra le poche decine e le poche decine e le poche centinaia di euro.
La fase del consolidamento si avvia quando le start up iniziano una fatturazione significativa, ossia presentano una clientela confermata. In questo caso i finanziamenti successivi, necessari per continuare la progettazione e la realizzazione dei diversi prodotti diventano maggiori, essendo necessari, a seconda dei casi, diverse centinaia di migliaia di euro. In questa fase di vita di una start up i finanziamenti vengono effettuati solitamente dai Venture Capitalists o dai Corporate Ventures.
La fase finale di una start up è quella in cui l’azienda è una realtà matura, non più alle prime armi, per cui l’imprenditore che ha dato vita al progetto vende parte o tutte le proprie azioni ad altre aziende consolidate potendo poi ripartire con una nuova proposta di start up in un altro campo o settore simile.
Investimenti in Italia e finanziaria 2016
Nel 2015 gli investitori hanno finanziato un gran numero di start up, soprattutto nel settore dell’hi-tech, per un totale di oltre 100 milioni (suddivisi tra investitori istituzionali e non). Si tratta di un dato che, se confrontato con il 2014 può essere confortante, ma tuttavia non riesce a sostenere il confronto con gli investimenti effettuati in altri paesi europei.
In particolare, se si mettono a paragone gli investimenti effettuati nello stesso settore delle start up Hi-tech in paesi come Spagna, Francia, Germania e Regno Unito, risulta che i finanziamenti italiani per queste realtà aziendali sono, nel migliore dei casi, meno della metà. Sedaun lato, quindi, le start up nel settore Hi-tech nascono e presentano spesso anche interessanti idee, dall’altro molto spesso i finanziamenti non sono sufficienti a portare avanti molti progetti, che non riescono quindi ad avanzare alle fasi successive per mancanza di fondi italiani.
L’importanza delle realtà imprenditoriali delle start up viene riconosciuta anche con voci specifiche nelle finanziarie che, ogni anno, apportano una serie di normative a favore dello sviluppo economico del paese.
Per il 2016, un’agevolazione per le start up è quella di un nuovo regime dei minimi e di un regime forfettario più vantaggioso. In particolare, la Legge di Stabilità 2016 ha previsto un ampliamento per l’accesso al regime forfettario per cui i professionisti, le piccole imprese e le start up possono scegliere il regime forfettario fino ad una soglia di ricavi di 30mila euro (contro i 15mila del 2015). Per le start up di nuova fondazione, poi, è stato previsto un regime ancora più stimolante, portando l’aliquota al 5% (contro il 10% previsto dalla legge di stabilità dello scorso anno). Inoltre, è stato allungato anche il tempo per cui tale aliquota può essere applicabile, passando dai precedenti 3 anni ai 5 anni per il 2016.
Infine, la Legge di Stabilità 2016 prevede anche un incremento della franchigia di deduzione IRAP per queste particolari realtà imprenditoriali, che passa da 10.500 euro previsti per lo scorso anno agli attuali 13.mila euro.